Il mantenimento di questi animali in acquario è piuttosto semplice e sono proposti come i primi animali da inserire in acquari di primo allestimento. Il tessuto dell'animale con il suo apparato boccale e i tentacoli trovano posto, in condizione di totale chiusura, all'interno del corallite meticolosamente ripiegato. Durante il giorno e spesso anche la notte, in mancanza di elementi di disturbo questo animale protrae i propri tentacoli mostrando tutta la sua bellezza. Non a caso Euphyllia è il genere più amato dagli acquariofili. Il collocamento delle colonie di Euphyllia dovrebbe risiedere in zone di buona circolazione ma non intensa. Difatti quando il tessuto dell'animale è completamente estroflesso, un flusso di acqua troppo intenso potrebbe generare un ripiegamento del tessuto stesso sui setti del corallite generando una ferite che potrebbero portare ad una infezione e successivamente alla morte dell'animale. Risultano essere animali molto sensibili alle brusche oscillazioni di kH andando poi in necrosi. Questo processo è molto rapito e prende il nome di Brownjelly in quanto, quello che prima era tessuto coloratissimo dell'animale al momento del manifestarsi di questo evento si presenterà come una gelatina marrone lasciando all'acquariofilo solamente lo scheletro bianco del corallo. Mentre non sembrano esserci molte possibilità di recupero di E.glabrescens in E.ancora l'acquariofilo potrebbe provare a frammentare il corallo andando a tagliare scheletro e tessuto a partire da 2 cm circa dopo l'inizio della parte in necrosi. Nonostante questa possibilità, le Euphyllie sono generalmente robuste e nel caso degli animali del gruppo 1 presentano una crescita esponenziale e molto rapida. La posizione migliore in acquario è il fondo o la parte bassa centrale della colonna d'acqua i modo da lasciare la parte sovrastante ricca di luce per animali più esigenti. Euphyllia ancora E.ancora è un antozoo endemico nell'Oceano Pacifico orientale, specie nella Grande Barriera Corallina australiana. Euphyllia ancora è facilmente distinguibile inquanto la terminazione dei tentacoli è forma di martello o meglio di ancora. Euphyllia ancora è molto più urticante di altre Sclerattinie ed è in grado di estroflettere notevolmente i suoi tentacoli fino a una distanza di 15 cm; occorre considerare questa come la distanza di sicurezza che dovremmo mantenere dagli altri invertebrati della vasca soprattutto se si tratta di Alcionacei. Solitamente in punta ai tentacoli si trova una piccola macchia bianca o gialla che si illumina sotto una luce attinica. Grazie alle zooxantelle contenute nel tessuto E.ancora è in grado di soddisfare il suo fabbisogno nutrizionale ed energetico ma è comunque consigliabile la somministrazione di alimento selezionato come alcuni preparati di granulomentrie diverse che nutrono indifferentemente LPS e SPS. Euphyllia glabrescens E. glabrescens è endemico nell'Oceano Pacifico centrale, specie in Indonesia, Isole Fiji e nella Grande Barriera Corallina australiana. Appartiene al gruppo 1 e presenta una morfologia a polipo e calice singolo. La caratteristica sostanziale è che dall'estremita della apertura boccale si dipartono tentacoli filiformi che possono avere colori che variano dal marrone scuro al verde e addirittura all'arancione. All'estremità del tentacolo si trova sempre una zona con un cromatismo differente che conferisce all'animale ancora più eleganza. Anche qui vale lo stesso discorso di E. ancora. La corrente deve essere moderata ed il flusso non deve essere diretto sull'animale. La conformazione dello scheletro potrebbe lacerare il tessuto portando a infezione con conseguente morte dell'animale. Anche E.glabrescens risulta essere molto sensibile e valori bassi di kH e/o repentini sbalzi di quest'ultimo. Un equilibrio stabile della triade garantisce una lunga vita a questo animale e ne favorisce la riproduzione. Questa avviene per gemmazione e si presenta nella parte laterale del polipo. Al di sotto della corona del calice troveremo delle piccole protuberanze che si tramuteranno presto in nuovi individui. Per quanto riguarda l'alimentazione possiamo dire che un'alimentazione mirata non avrebbe molto senso. La somministrazione diretta in acqua di alimento in polvere risulta essere una via ottima per la sopravvivenza dell'animale. Anche questo animale è soggetto particolarmente al brownjelly. Le motivazioni possono essere molteplici e l'unica via per salvare una colonia è quella di recidere l'intero polipo. Euphyllia paradivisa E.paradivisa è un antozoo endemico nell'Oceano Pacifico orientale, specie nella Grande Barriera Corallina australiana. L'Euphyllia paradivisa è molto simile all'Euphyllia divisa in quanto entrambe hanno i tentacoli terminanti con una sorta di bottone; è possibile identificarla correttamente esclusivamente controllando la forma dello scheletro calcareo; nella Euphyllia divisa i coralliti hanno una sezione trasversale a meandri concatenati ed i setti trasversali sono molto rialzati, nella Euphyllia paradivisa i coralliti hanno una sezione trasversale ovale e sono ben distinti gli uni dagli altri. La corrente deve essere moderata ed il flusso non deve essere diretto sull'animale. La conformazione dello scheletro potrebbe lacerare il tessuto portando a infezione con conseguente morte dell'animale. Anche E.glabrescens risulta essere molto sensibile e valori bassi di kH e/o repentini sbalzi di quest'ultimo. Un equilibrio stabile della triade garantisce una lunga vita a questo animale e ne favorisce la riproduzione. Questa avviene per gemmazione e si presenta nella parte laterale del polipo. Al di sotto della corona del calice troveremo delle piccole protuberanze che si tramuteranno presto in nuovi individui. Per quanto riguarda l'alimentazione possiamo dire che un'alimentazione mirata non avrebbe molto senso. La somministrazione diretta in acqua di alimento in polvere risulta essere una via ottima per la sopravvivenza dell'animale. Anche questo animale è soggetto particolarmente al brownjelly. Le motivazioni possono essere molteplici e l'unica via per salvare una colonia è quella di recidere l'intero polipo. Euphyllia cristata E.cristata è presente nell'Oceano Pacifico orientale, specie nelle isole dell'Arcipelago Malese. L'Euphyllia cristata si distingue dalle altre Euphyllie principalmente per la forma del tentacolo che termina con una serie di pseudo-tentacoli ramificati, onde il nome comune "corallo uva"; la punta di ogni ramificazione termina, a sua volta, con un ingrossamento a forma di bottone convesso o di acino d'uva. Per ottimizzare la loro permanenza in acquario, è indispensabile mantenere un pH elevato ed elevati livelli di calcio e stronzio, mantenere, inoltre, i livelli di fosfati e nitrati il più vicino possibile allo zero. La corrente deve essere moderata ed il flusso non deve essere diretto sull'animale. La conformazione dello scheletro potrebbe lacerare il tessuto portando a infezione con conseguente morte dell'animale. Anche E.glabrescens risulta essere molto sensibile e valori bassi di kH e/o repentini sbalzi di quest'ultimo. Un equilibrio stabile della triade garantisce una lunga vita a questo animale e ne favorisce la riproduzione. Questa avviene per gemmazione e si presenta nella parte laterale del polipo. Al di sotto della corona del calice troveremo delle piccole protuberanze che si tramuteranno presto in nuovi individui. Per quanto riguarda l'alimentazione possiamo dire che un'alimentazione mirata non avrebbe molto senso. La somministrazione diretta in acqua di alimento in polvere risulta essere una via ottima per la sopravvivenza dell'animale. Anche questo animale è soggetto particolarmente al brownjelly. Le motivazioni possono essere molteplici e l'unica via per salvare una colonia è quella di recidere l'intero polipo. di Tommaso Mascioli
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L’intensa colorazione e le caratteristiche abitudini alimentari hanno reso i pesci chirurgo, gli abitanti più graditi in una vasca di barriera. La dieta di questi magnifici pesci è basata sull’assimilazione di alghe e tessuti vegetali che si accrescono sulla parte superiore delle rocce calcaree. Questa caratteristica rappresenta un enorme vantaggio per l’acquariofilo in quanto questi pesci mantengono sotto controllo la crescita algale impedendone la crescita anche tra le colonie coralline determinandone la morte. In natura i pesci chirurgo e i loro simili sono quegli animali che, nei reef, ricoprono un ruolo fondamentale nella conservazione di un equilibrio ecologico. Le macro-alghe, alla base della dieta di questi organismi, presentano un rateo di crescita molto elevato andando ad occupare vasti habitat in un lasso di tempo molto ristretto. E’ consuetudine utilizzare in ogni vasca di barriera alcuni esemplari di questa affascinante famiglia. Tuttavia, riguardo al mantenimento di questi animali in habitat artificiali vi sono spesso delle abitudini “malsane” che consistono nell’introduzione di singoli individui di una specie in quanto presenterebbero aggressività intraspecifica, vengono alimentati con eccessiva parsimonia al fine di evitare di inquinare l’acqua della vasca e perché erroneamente si pensa che questi animali disporrebbero di tutto ciò che necessitano all’interno del nostro piccolo ecosistema. Ma allora perché in natura si formano dei banchi per l’alimentazione costituiti da un numero enorme di individui ed in acquario non possiamo mantenerli in un numero cosi alto? La risposta è semplice. Per tutte le specie viventi, l’amore per il conspecifico passa sempre dallo stomaco. E’ difatti dimostrato che l’aggressività intra ed interspecifica aumenta al diminuire delle sostanze nutrienti. Inoltre, a differenza dei carnivori, gli erbivori per soddisfare il loro fabbisogno giornaliero, hanno la necessità di elaborare delle impressionanti quantità di cibo, come tra l’altro avviene per tutti gli erbivori terrestri. Ovviamente per quanto grande sia la vasca nella nostra abitazione, la produzione primaria (alghe) e la somministrazione di cibo 3-4 volte al giorno, non assolverà mai a tale fabbisogno. Attualmente si conoscono circa 76 specie di pesci chirurgo. Come abbiamo accennato poco prima, questi pesci sono erbivori e si nutrono di alghe. Tuttavia una minoranza di questo grande gruppo è detritivora e planctivora. Molto spesso, i pesci chirurgo sono specializzati per un determinato tipo di alga come è sottolineato dalle diverse morfologie dell’apparato boccale nelle diverse specie. La speciazione ovviamente induce anche ad una scelta di locus diversi per la ricerca di cibo, localizzando l’area nutrizionale in aree distinte di reef. Tra tutte le specie, Acanthurus trigosteus è quella più diffusa al mondo e occupa un area per la nutrizione che va dalle acque basse fino ai 90m di profondità. Numerosi studi effettuati su questa specie hanno fornito dati importanti per la comprensione della formazione dei banchi alimentari. La formazione dei branchi a scopo alimentativo è una strategia di sopravvivenza adottata da tutte le specie al fine di rendere possibile l’assimilazione di cibo anche laddove si ha la presenza di predatori o specie in competizione per il cibo. Più il banco è grande più le possibilità di alimentarsi aumentano. “Una cosa è certa: i pesci chirurgo sono i più allevati e desiderati, ma purtroppo anche i meno “compresi” nella moderna acquariologia di barriera.” ELLEN THALER. Questi magnifici pesci sono caratterizzati da colorazioni brillanti ed inoltre sono molto utili al fine di mantenere in equilibrio il sistema acquario. Essendo mangiatori perenni questi pesci hanno la necessità di nutrirsi continuamente, cosa questa che non avviene quasi mai nei nostri acquari. Molto spesso questi animali mostrano segni particolari di nanismo o segni di denutrizione.
I reef corallini si formano nelle zone di mare estremamente povere di sostanze nutrienti. A volte tali sostanze nutritive costituiscono una tale rarità che queste aree vengono definite come “deserti marittimi”. In effetti, in un reef corallino la maggior parte delle sostanze nutrienti è presente sotto forma di sostanze viventi: mentre sulla terra ferma le piante ottengono le sostanze necessarie dal suolo, gli abitanti del reef per il loro sostentamento devono servirsi del tessuto corporeo e di escrementi. Tutto ciò sembra valere anche per quegli invertebrati che possiedono alghe simbionti. E’ diffuso il concetto secondo il quale i coralli provvisti di simbionti non avrebbero bisogno di procurarsi alcun nutrimento, ma questo non pare corrispondere al vero. Anche i coralli zooxantellati devono catturare nutrimento e valorizzarlo. Le limpide acque tropicali indicano la totale assenza di nutrienti ed escludono categoricamente la presenza di plancton. Le acque dei reef corallini sembrerebbero essere un deserto nutritivo. Da qui nascerebbe l’ipotesi che i coralli produrrebbero da soli tutto ciò di cui hanno bisogno, o per lo meno la parte dominante. L’unica via per farlo sarebbe dunque l’autotrofia, in altre parole i coralli non hanno la necessità di alimentarsi perché riceverebbero tutto quello di cui hanno bisogno dalle alghe simbionti. Dall’inizio fino alla metà degli anni ’70, si studiava più da vicino la fisiologia della simbiosi coralli/alghe. Pionieri di questo lavoro erano Len MUSCATINE e i suoi studenti e collaboratori, e i risultati provarono che i dinoflagellati della maggior parte dei coralli zooxantellati elaborano effettivamente grandi quantità di prodotti della fotosintesi, che successivamente vengono ceduti all’ospite. La fotosintesi crea carboidrati, vale a dire zucchero e suoi derivati. I ricercatori scoprirono che le alghe simbionti erano in grado di soddisfare il fabbisogno giornaliero di carbonio dei coralli. Nessuno degli scienziati però aveva azzardato tale conclusione. Nel frattempo una nuova generazione di scienziati, durante alcune ricerche su campo nei reef corallini, arrivò ad un’altra conclusione. Se le acque dei reef sono così povere di plancton, perché brulicano di pesci planctivori? Nei coralli possono collaborare le zooxantelle, ma i pesci di certo non le contengono. L’errore commesso dagli scienziati, che li portò a dedurre che nei mari tropicali non vi è presenza di plancton, fu quello di usare gli stessi strumenti e gli stessi metodi utilizzati nei mari temperati e non perché fossero adatti, ma solo perché nei mari temperati avevano funzionato. Il plancton dei mari temperati consiste prevalentemente di piccoli crostacei, larve di pesci, molluschi come pure meduse e ctenofori. Tutti questi, commisurati alla loro piccolezza, sono organismi robusti. Molti di questi sono catturabili trascinando un setaccio attraverso l’acqua. Nei primi anni ’90 si riuscì a comprendere che il plancton tropicale si distingue da quello dei mari temperati. Questo consiste di piccoli organismi gelatinosi come larve di tunicati, minuscole meduse, ma anche esemplari più grandi che sono però strutturati in modo molto complesso e straordinariamente fragili, larve simili alle meduse come pure enormi quantità di materiale batterico. Una gran quantità di questo plancton consiste semplicemente di batteri raggrumati, a volte grandi da diventare visibili ad occhio nudo (“marine snow”). Il plancton tropicale è semplicemente troppo piccolo e troppo delicato per essere raccolto con la metodologia standard diffusa verso la metà degli anni ’50. Una rete per plancton di questo tipo che venga trascinata attraverso l’acqua non raccoglie plancton, ma lo distrugge letteralmente.
Tornando ai coralli, le zooxantelle apportano ai polipi dei coralli tutti gli zuccheri che possono valorizzare, e una gran parte di questi viene trasportata quasi immediatamente alla superficie del corallo come substrato vischioso. Lo zucchero è energia, vale a dire che le zooxantelle sono fornitrici di energia la quale viene impiegata dal corallo per produrre tutto quello che le alghe simbionti non riescono ad offrire: proteine, fosfati, sostanze minerali e svariati altri composti. Le zooxantelle quindi apportano al corallo l’energia necessaria per strutturare la propria trappola per il plancton: i tentacoli, le nematocisti, le cavità gastrovascolari e gli assetti digestivi. Dai tardi anni ’80 sono stati condotti studi dettagliati su quanto nutrimento viene valorizzato dagli organismi di barriera, e questa quantità è veramente considerevole. Uno degli studi migliori è quello di HAMMER (1998), che stabili che in un’area di un metro quadro di superficie di reef nell’arco di 24 ore, venivano assunti dagli animali oltre due milioni di particelle con un peso complessivo di 750 grammi. (Coral Bleaching, 2013 , Tommaso Mascioli) La Micromussa lordhowensis (ex acanthastrea) è un esacorallo coloniale caratterizzato da innumerevoli varietà cromatiche che la rendono uno dei coralli più amati in aquariofilia. Le colonie hanno una aspetto tabulare e sono costituite da un numero elevato di polipi. In aquariofilia la Micromussa viene collocata in un raggruppamento esclusivamente acquariologico che viene definito come LPS (large polyp scleractin). La M.Lordhowensis ha un territorio di distribuzione molto esteso nell'Indopacifico. La specie è stata descritta presso la costa dell'Africa occidentale e nell'indopacifico centrale compresa l'Australia occidentale e orientale, la Papa Nuova Guinea e il Giappone meridionale. L'Habitat di M.Lordhowensis è la parte del reef con acqua bassa. Il successo di questa specie in acquariofilia è dettato dalle intense colorazioni che spaziano dal verde intenso al rosso del tessuto esterno e dal molto spesso contrastante colore del disco orale. Acanthastrea Lordhowensis (continuiamo a chiamarla cosi almeno fino a quando la nuova classificazione entrerà definitivamente anche nel mercato acquariofilio) si mostra adatta al mantenimento in acquario di barriera a patto che si osservino parametri di base. A.Lordhowensis fa farte di tutti quei coralli che vengono definiti Zooxantellati, ovvero riescono ad alimentarsi anche grazie alla fotosintesi generata dalle alghe simbionti (Zooxantelle) che sono presenti nel proprio tessuto. Per questo il primo parametro da tenere in considerazione è proprio la luce. Deve essere intensa e con uno spettro luminoso coerente con quello naturale. L'ideale per questi animale è uno spettro con una spiccata dominanza del blu in modo da accentuarne le fluorescenze. Altro parametro fondamentale è garantire ad Acanthastrea L. un intensa circolazione. E' scontato dire che i valori chimici dell'acqua dell'acquario devono rispettare i parametri ottimali per la gestione di un acquario marino di barriera. Una elevata concentrazione di nutrienti (fosfati e nitrati) con conseguenza esplosione algale andrebbe evitata in quanto questa specie non è in grado di resistere alle alghe filamentose e/o patinose. mantenimento in acquarioL'allevamento di A. Lordhowensis è sconsigliabile in acquari marini dove sono presenti specie appartenenti alle famiglie Pomacanthidae e Chaetodontidae in quanto questo corallo rappresenterebbe una meravigliosa e squisita variante alla dieta a base di mangimi secchi e congelati. Acanthastrea L. non sembra rappresentare un'aggressività particolare nei confronti degli altri coralli (come invece lo è A.echinata ) e di colonie della stessa specie. Difatti è usanza comune quella di creare dei "giardini" di Acanthastrea affiancando colonie di diversi colori. LPS FOODL'alimentazione di Acanthastrea è piuttosto semplice. Come accennato in precedenza A.lordhowensis ricava parte del suo fabbisogno metabolico dalla fotosintesi generata dalle zoxantelle e la parte mancante viene assimilata comunque quando viene somministrato l'alimento in polvere per tutti gli altri coralli. Se si vuole si può alimentare direttamente su ogni polipo. A tal riguardo esistono in commercio alimenti particolare nati proprio per tutti i coralli a polipo grande (LPS) come per esempio LPS FOOD di aquaforest. disponibilità sul mercato.Sul mercato sono disponibili numerose varietà che sono determinate dalla qualità cromatica dell'animale, caratteristica questa, che ne determina anche il prezzo. Queste varietà non hanno alcun valore tassonomico ma hanno esclusivamente l'utilità di attribuire, attraverso le colorazioni più caratteristiche, un valore economico. Solitamente questa divisione comprende le seguenti categorie:
di Tommaso Mascioli
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AutoriTommaso e Cristina, laureati in Scienze Naturali presso La Sapienza di Roma, compongono lo Staff di Hexacorallia. Archivi
November 2022
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