HEXACORALLIA
  • CORALLI
    • LPS
    • SPS
    • SOFT CORALS
    • FRAGS
  • PESCI
    • PESCI MARINI
    • PESCI ACQUA DOLCE
  • INVERTEBRATI
    • ANEMONI
    • TRIDACNA
    • DETRIVORI
  • PRODOTTI
    • MEDICINALI
    • SABBIE
    • TRATTAMENTO MARINO
    • TRATTAMENTO ACQUA DOLCE
    • RESINE E CARBONI
    • TEST
    • alimentazione >
      • alimentazione coralli
      • alimentazione pesci
      • CIBO VIVO
    • TALEAZIONE
    • ROCCE
    • SALE
  • TECNICA
    • LAMPADE UV
    • POMPE DI RISALITA
    • FILTRAZIONE
    • RISCALDAMENTO - REFRIGERAZIONE
    • ILLUMINAZIONE
    • POMPE MOVIMENTO
    • OSMOREGOLATORI
    • IMPIANTI OSMOSI
    • DOSOMETRICHE
    • SKIMMER
    • IMPIANTI CO2
    • ACCESSORI
    • POMPE MINI
    • MISURAZIONE - TEST
  • ACQUARI
    • ACQUARI ACQUA DOLCE
    • ACQUARI MARINI
  • Blog
  • MARCHI
    • Tropic marin
    • TMC
    • SEACHEM
    • WATERBOX
    • REEF FACTORY

storie di vite acquatiche

il blog di Hexacorallia

Il genere euphyllia

31/1/2019

0 Comments

 
Foto
Euphyllia glabrescens gold torch foto T. Mascioli
Il Genere Euphyllia include nove specie diverse di animali e in base alla loro forma di crescita vengono suddivise in due gruppi:
  • forme di sviluppo di tipo facellato (gruppo1)
  • forme di sviluppo di tipo fabello-meandroide (gruppo2)

Gli scheletri di questi animali presentano lo scheletro sezionato da setti di forma lamellare sottile ma allo stesso tempo massicci e resistenti.  Le specie di Euphyllia fanno parte dei primi coralli mantenuti in acquario nei primi anni '80, addirittura prima che venissero descritte scientificamente alcune specie. Appartengono al gruppo 1 le specie E. glabrescens, E.yaeyamensis, E.cristata, E.divisa e E.parancora, mentre E.ancora, E. paradivisa. Qui sotto alcune immagini della struttura carbonatica dei coralliti (scheletro del corallo). Come possiamo vedere la differenza tra le due forme di sviluppo è sostanziale. 
Foto
Calici di E.glabrescens
Foto
corallite di E.ancora
Foto
corallite di E.cristata
Foto
corallite di E.parancora
Foto
Corallite di E.paradivisa
Il mantenimento di questi animali in acquario è piuttosto semplice e sono proposti come i primi animali da inserire in acquari di primo allestimento. Il tessuto dell'animale con il suo apparato boccale e i tentacoli trovano posto, in condizione di totale chiusura, all'interno del corallite meticolosamente ripiegato.  Durante il giorno e spesso anche la notte, in mancanza di elementi di disturbo questo animale protrae i propri tentacoli mostrando tutta la sua bellezza. Non a caso Euphyllia è il genere più amato dagli acquariofili. Il collocamento delle colonie di Euphyllia dovrebbe risiedere in zone di buona circolazione ma non intensa. Difatti quando il tessuto dell'animale è completamente estroflesso, un flusso di acqua troppo intenso potrebbe generare un ripiegamento del tessuto stesso sui setti del corallite generando una ferite che potrebbero portare ad una infezione e successivamente alla morte dell'animale. Risultano essere animali molto sensibili alle brusche oscillazioni di kH andando poi in necrosi. Questo processo è molto rapito e prende il nome di Brownjelly in quanto, quello che prima era tessuto coloratissimo dell'animale al momento del manifestarsi di questo evento  si presenterà come una gelatina marrone lasciando all'acquariofilo solamente lo scheletro bianco del corallo.
Foto
E.glabrescens in Brownjelly
Foto
E.ancora in Brownjelly
Mentre non sembrano esserci molte possibilità di recupero di E.glabrescens in E.ancora l'acquariofilo potrebbe provare a frammentare il corallo andando a tagliare scheletro e tessuto a partire da 2 cm circa dopo l'inizio della parte in necrosi. 
Nonostante questa possibilità, le Euphyllie sono generalmente robuste e nel caso degli animali del gruppo 1 presentano una crescita esponenziale e molto rapida.  
La posizione migliore in acquario è il fondo o la parte bassa centrale della colonna d'acqua i modo da lasciare la parte sovrastante ricca di luce per animali più esigenti.
Euphyllia ancora

E.ancora è un antozoo endemico nell'Oceano Pacifico orientale, specie nella Grande Barriera Corallina australiana.
Euphyllia ancora è facilmente distinguibile inquanto la terminazione dei tentacoli è forma di martello o meglio di ancora. Euphyllia ancora è molto più urticante di altre Sclerattinie ed è in grado di estroflettere notevolmente i suoi tentacoli fino a una distanza di 15 cm; occorre considerare questa come la distanza di sicurezza che dovremmo mantenere dagli altri invertebrati della vasca soprattutto se si tratta di Alcionacei. Solitamente in punta ai tentacoli si trova una piccola macchia bianca o gialla che si illumina sotto una luce attinica. Grazie alle zooxantelle contenute nel tessuto E.ancora è in grado di soddisfare il suo fabbisogno nutrizionale ed energetico ma è comunque consigliabile la somministrazione di alimento selezionato come alcuni preparati di granulomentrie diverse che nutrono indifferentemente LPS e SPS.
​
Foto
E.ancora
Foto

Euphyllia glabrescens

E. glabrescens è endemico nell'Oceano Pacifico centrale, specie in Indonesia, Isole Fiji e nella Grande Barriera Corallina australiana. Appartiene al gruppo 1 e presenta una morfologia a polipo e calice singolo. La caratteristica sostanziale è che dall'estremita della apertura boccale si dipartono tentacoli filiformi che possono avere colori che variano dal marrone scuro al verde e addirittura all'arancione. All'estremità del tentacolo si trova sempre una zona con un cromatismo differente che conferisce all'animale ancora più eleganza. 
Foto
E.glabrescens golden torch
Foto
E.glabrescens torch metal green
Foto
E.glabrescens golden torch
Anche qui vale lo stesso discorso di E. ancora. La corrente deve essere moderata ed il flusso non deve essere diretto sull'animale. La conformazione dello scheletro potrebbe lacerare il tessuto portando a infezione con conseguente morte dell'animale. Anche E.glabrescens risulta essere molto sensibile e valori bassi di kH e/o repentini sbalzi di quest'ultimo. Un equilibrio stabile della triade garantisce una lunga vita a questo animale e ne favorisce la riproduzione. Questa avviene per gemmazione e si presenta nella parte laterale del polipo. Al di sotto della corona del calice troveremo delle piccole protuberanze che si tramuteranno presto in nuovi individui. 
Per quanto riguarda l'alimentazione possiamo dire che un'alimentazione mirata non avrebbe molto senso. La somministrazione diretta in acqua di alimento in polvere risulta essere una via ottima per la sopravvivenza dell'animale. 
Anche questo animale è soggetto particolarmente al brownjelly. Le motivazioni possono essere molteplici e l'unica via per salvare una colonia è quella di recidere l'intero polipo. 

Euphyllia paradivisa

E.paradivisa è un antozoo endemico nell'Oceano Pacifico orientale, specie nella Grande Barriera Corallina australiana. L'Euphyllia paradivisa è molto simile all'Euphyllia divisa in quanto entrambe hanno i tentacoli terminanti con una sorta di bottone; è possibile identificarla correttamente esclusivamente controllando la forma dello scheletro calcareo; nella Euphyllia divisa i coralliti hanno una sezione trasversale a meandri concatenati ed i setti trasversali sono molto rialzati, nella Euphyllia paradivisa i coralliti hanno una sezione trasversale ovale e sono ben distinti gli uni dagli altri.
La corrente deve essere moderata ed il flusso non deve essere diretto sull'animale. La conformazione dello scheletro potrebbe lacerare il tessuto portando a infezione con conseguente morte dell'animale. Anche E.glabrescens risulta essere molto sensibile e valori bassi di kH e/o repentini sbalzi di quest'ultimo. Un equilibrio stabile della triade garantisce una lunga vita a questo animale e ne favorisce la riproduzione. Questa avviene per gemmazione e si presenta nella parte laterale del polipo. Al di sotto della corona del calice troveremo delle piccole protuberanze che si tramuteranno presto in nuovi individui. 
Per quanto riguarda l'alimentazione possiamo dire che un'alimentazione mirata non avrebbe molto senso. La somministrazione diretta in acqua di alimento in polvere risulta essere una via ottima per la sopravvivenza dell'animale. 
Anche questo animale è soggetto particolarmente al brownjelly. Le motivazioni possono essere molteplici e l'unica via per salvare una colonia è quella di recidere l'intero polipo. ​

Foto
Foto
Foto

Euphyllia cristata

E.cristata è presente nell'Oceano Pacifico orientale, specie nelle isole dell'Arcipelago Malese. ​L'Euphyllia cristata si distingue dalle altre Euphyllie principalmente per la forma del tentacolo che termina con una serie di pseudo-tentacoli ramificati, onde il nome comune "corallo uva"; la punta di ogni ramificazione termina, a sua volta, con un ingrossamento a forma di bottone convesso o di acino d'uva.
Per ottimizzare la loro permanenza in acquario, è indispensabile mantenere un pH elevato ed elevati livelli di calcio e stronzio, mantenere, inoltre, i livelli di fosfati e nitrati il più vicino possibile allo zero. La corrente deve essere moderata ed il flusso non deve essere diretto sull'animale. La conformazione dello scheletro potrebbe lacerare il tessuto portando a infezione con conseguente morte dell'animale. Anche E.glabrescens risulta essere molto sensibile e valori bassi di kH e/o repentini sbalzi di quest'ultimo. Un equilibrio stabile della triade garantisce una lunga vita a questo animale e ne favorisce la riproduzione. Questa avviene per gemmazione e si presenta nella parte laterale del polipo. Al di sotto della corona del calice troveremo delle piccole protuberanze che si tramuteranno presto in nuovi individui. 
Per quanto riguarda l'alimentazione possiamo dire che un'alimentazione mirata non avrebbe molto senso. La somministrazione diretta in acqua di alimento in polvere risulta essere una via ottima per la sopravvivenza dell'animale. 
Anche questo animale è soggetto particolarmente al brownjelly. Le motivazioni possono essere molteplici e l'unica via per salvare una colonia è quella di recidere l'intero polipo. ​
Foto
Foto
Foto


di Tommaso Mascioli
0 Comments

I pesci chirurgo - vi spieghiamo gli acanturidi

30/1/2019

0 Comments

 
Foto
Acanthurus olivaceus foto Tommaso Mascioli
L’intensa colorazione e le caratteristiche abitudini alimentari hanno reso i pesci chirurgo, gli abitanti più graditi in una vasca di barriera. La dieta di questi magnifici pesci è basata sull’assimilazione di alghe e tessuti vegetali che si accrescono sulla parte superiore delle rocce calcaree. Questa caratteristica rappresenta un enorme vantaggio per l’acquariofilo in quanto questi pesci mantengono sotto controllo la crescita algale impedendone la crescita anche tra le colonie coralline determinandone la morte. In natura i pesci chirurgo e i loro simili sono quegli animali che, nei reef, ricoprono un ruolo fondamentale nella conservazione di un equilibrio ecologico. Le macro-alghe, alla base della dieta di questi organismi, presentano un rateo di crescita molto elevato andando ad occupare vasti habitat in un lasso di tempo molto ristretto. E’ consuetudine utilizzare in ogni vasca di barriera alcuni esemplari di questa affascinante famiglia. Tuttavia, riguardo al mantenimento di questi animali in habitat artificiali vi sono spesso delle abitudini “malsane” che consistono nell’introduzione di singoli individui di una specie in quanto presenterebbero aggressività intraspecifica, vengono alimentati con eccessiva parsimonia al fine di evitare di inquinare l’acqua della vasca e perché erroneamente si pensa che questi animali disporrebbero di tutto ciò che necessitano all’interno del nostro piccolo ecosistema. 
Foto
Acanthurus lineatus
Foto
Zebrasoma Xanthurum
Foto
Zebrasoma veliferum
Ma allora perché in natura si formano dei banchi per l’alimentazione costituiti da un numero enorme di individui ed in acquario non possiamo mantenerli in un numero cosi alto?
La risposta è semplice. Per tutte le specie viventi, l’amore per il conspecifico passa sempre dallo stomaco. E’ difatti dimostrato che l’aggressività intra ed interspecifica aumenta al diminuire delle sostanze nutrienti. Inoltre, a differenza dei carnivori, gli erbivori per soddisfare il loro fabbisogno giornaliero, hanno la necessità di elaborare delle impressionanti quantità di cibo, come tra l’altro avviene per tutti gli erbivori terrestri. Ovviamente per quanto grande sia la vasca nella nostra abitazione, la produzione primaria (alghe) e la somministrazione di cibo 3-4 volte al giorno, non assolverà mai a tale fabbisogno. 
Attualmente si conoscono circa 76 specie di pesci chirurgo. Come abbiamo accennato poco prima, questi pesci sono erbivori e si nutrono di alghe. Tuttavia una minoranza di questo grande gruppo è detritivora e planctivora. Molto spesso, i pesci chirurgo sono specializzati per un determinato tipo di alga come è sottolineato dalle diverse morfologie dell’apparato boccale nelle diverse specie. La speciazione ovviamente induce anche ad una scelta di locus diversi per la ricerca di cibo, localizzando l’area nutrizionale in aree distinte di reef.

Tra tutte le specie, Acanthurus trigosteus è quella più diffusa al mondo e occupa un area per la nutrizione che va dalle acque basse fino ai 90m di profondità. Numerosi studi effettuati su questa specie hanno fornito dati importanti per la comprensione della formazione dei banchi alimentari. La formazione dei branchi a scopo alimentativo è una strategia di sopravvivenza adottata da tutte le specie al fine di rendere possibile l’assimilazione di cibo anche laddove si ha la presenza di predatori o specie in competizione per il cibo. Più il banco è grande più le possibilità di alimentarsi aumentano. 
Foto
Acanthurus trigosteus
“Una cosa è certa: i pesci chirurgo sono i più allevati e desiderati, ma purtroppo anche i meno “compresi” nella moderna acquariologia di barriera.” ELLEN THALER. 
Questi magnifici pesci sono caratterizzati da colorazioni brillanti ed inoltre sono molto utili al fine di mantenere in equilibrio il sistema acquario. Essendo mangiatori perenni questi pesci hanno la necessità di nutrirsi continuamente, cosa questa che non avviene quasi mai nei nostri acquari. Molto spesso questi animali mostrano segni particolari di nanismo o segni di denutrizione. 
Come si può notare dalla sistematica della Famiglia Acanthuridae qui a lato, sono molte le specie che ne fanno parte e molte sono quelle disponibili in commercio. Potremmo tirare delle linee guida piuttosto semplicistiche riguardo il mantenimento di ogni singolo genere. 

Il genere Acanthurus racchiude molte specie che risultano essere molto suscettibili a brusche variazioni di temperatura mostrandosi inoltre molto delicati nella fase di acclimatazione cadendo spesso vittime delle malattie tipiche quali Oodinium e Ichthyo (Cryptocaryon). Molto spesso un esemplare che ha sofferto la fase di acclimatamento soffre anche molto l'aggressività degli altri ospiti dell'acquario. Anche in questo caso il risultato saranno i fantastici puntini bianchi i quali potrebbero poi colpire anche gli individui gia presenti in vasca. 
Un altra problematica tipica delle specie di questo genere è il dimagrimento smisurato con conseguente decesso. Qui sotto sono riportate alcune immagini che mostrano alcune fasi delle malattie o fasi di difficolta di questi animali.
Foto
Foto

Foto
Foto
Possiamo dire che alcuni caratteri possono indicarci le condizioni di salute di un pesce. Il primo segnale di denutrizione si ha quando si vede la sagoma della colonna vertebrale. Questo ci dovrebbe accendere immediatamente una spia d'allarme. L'epidermide dell'animale deve presentarsi liscia senza opacizzazioni o secrezioni anomale di muco. La respirazione accelerata è un altro indice di malessere del pesce determinata da qualche infezione branchiale. Possiamo tranquillamente affermare che tutte le specie appartenenti a questo genere mostrano le stesse difficoltà e fragilità dimostrandosi pesci per acquariofili decisamente esperti.

Nonostante questo una volta superata la fase di acclimatazione gli acanturidi  sono pesci che risultano anche abbastanza resistenti e longevi.
Foto
Zebrasoma flavescens foto Cristina Papadopoulou
Il Genere Zebrasoma include le specie che risultano essere più facilmente allevabili in acquario. Le specie più resistenti sono sicuramente Z.flavescens, Z.veliferum, Z.desjardinii e Z.scopas. Queste sono anche le specie piu facilmente reperibili sul mercato. Mostrano una grande capacità adattativa e possono essere allevati anche da acquariofili non molto esperti. Queste specie amano passare la giornata andando a procacciarsi cibo spizzicando organismi vegetali dalle rocce del nostro acquario. Nonostante ciò necessitano comunque di un alimentazione aggiuntiva. Sono particolarmente aggressivi e territoriali contro quasi tutte le specie appartenenti alla famiglia ma in particolar modo nei confronti di individui dello stesso genere. Proprio per questo è sconsigliabile inserire piu animali dello stesso genere in acquario. Chiaramente più la vasca è capiente e ricca di anfratti e barriere visive maggiori saranno i successi nel mantenimento di specie dello stesso genere.

Esistono anche altre specie che mostrano particolare sensibilità all'acclimatamento come Z.xanthurum e Z.gemmatum. Anche qui si presentano, in caso di cattiva acclimatazione o elevata aggressività (e quindi forte stress), le immancabili Oodiniuum e Ichtyo. Vedremo poi in un articolo dedicato come affrontare queste malattie.
Foto
Foto
Sono molti i casi in cui questi animali presentano segni di dimagrimento eccessivi. Nel caso della foto sopra notiamo innanzi tutto un nanismo spropositato (dimensione dell'occhio) e un dimagrimento accentuato (si intravede la colonna subito dietro l'occhio e una evidentissima rientranza della cavità addominale. Come si può vedere dal confronto alla fine non è poi cosi difficile rendersi conto dello stato di salute del proprio pesce.
Foto
Foto
Il Genere Paracanthurus comprende una sola specie ovvero il Paracanthurus hepatus. Anche qui abbiamo una specie molto sensibile all'attacco di Oodinium e Cryptocarium. E' un pesce molto timido e puo essere allevato anche con più individui della stessa specie in vasca, mostrando meno aggressività verso i conspecifici rispetto agli altri generi. Anche questo pesce ha una base prettamente erbivora anche se non disprezza anche piccoli crostacei. Se dovete inserire un pesce per tenere sotto controllo la crescita algale, però, questo non è il pesce per voi! Infatti non dimostra di essere un efficiente mangia alghe come lo Zebrasoma o Acanthurus. Il Paracanthurus possiede un moto natatorio altalenante tipico della specie. E' un animale che accetta molto rapidamente il mangime secco e quindi è sicuramente facilitato nel superare momenti di forte stress indenne.  
Foto
Naso elegans
Foto
Naso lituratus
Il Genere Naso comprende più specie ma in questa sede analizzeremo esclusivamente la specie Naso lituratus. Come possiamo vedere nelle foto in alto N.lituratus si presente sotto forma di due varianti cromatiche. Questa diverstità cromatica è da attribuire alla distribuzione geografica della specie. Il Naso elegans è caratterizzato dalla pinna dorsale arancio e il suo areale di distribuzione  spazia dall'Oceano Indiano centro-occidentale, Mar Rosso, Golfo di Aden, costa africana orientale; Madagascar, Isole Seychelle, Isole Mauritius, Isole Maldive, fino alle  Isole Cocos. Il N.lituratus invece ha un areale che comprende le seguenti regioni geografiche: Oceano Indiano orientale e dall'Oceano Pacifico centro-occidentale: Sumatra, Giava, Grande Barriera Corallina, Nuova Guinea, Nuova Caledonia, Vanuatu, isole giapponesi meridionali, Taiwan, Filippine, Isole Samoa, Isole Hawaii.

Entrambi presentano le stesse caratteristiche morfologiche e l'allevamento risulta avere le stesse peculiarità. Possono essere considerati come i giganti buoni della vasca. Difficilmente vengono attaccati e altrettanto difficilmente attaccano altre specie. L'allevamento di almeno una specie di Naso è un esperienza che mi sento di raccomandare a tutti. Una volta acclimatati questi grandi Acanturidi mostrano grande intelligenza e intraprendenza, accettando il cibo direttamente dalle mani dell'acquariofilo e molto spesso accettano anche qualche carezza.  
Famiglia Acanthuridae
Sottofamiglia Acanthurinae

Genere Acanthurus
Acanthurus achilles
Acanthurus bahianus
Acanthurus bariene
Acanthurus chirurgus
Acanthurus coeruleus
Acanthurus dussumieri
Acanthurus fowleri
Acanthurus gahhm
Acanthurus japonicus
Acanthurus leucosternon
Acanthurus leucochelius
Acanthurus leucopareius
Acanthurus lineatus
Acanthurus maculiceps
Acanthurus mata
Acanthurus monroviae

Acanthurus nigricauda
Acanthurus nigricans
Acanthurus nigrofuscus
Acanthurus nubilus
Acanthurus olivaceus
Acanthurus pyroferus
Acanthurus sohal
Acanthurus tennenti
Acanthurus thompsoni
Acanthurus trigosteus
Acanthurus xantopterus


Genere Ctenochaetus
Ctenochaetus binotatus
Ctenochaetus hawaiiensis
Ctenochaetus strigosus
Ctenochaetus striatus
Ctenochaetus tominiensis


Genere Paracanthurus
Paracanthurus hepatus

Genere Zebrasoma
Zebrasoma desjardinii

Zebrasoma flavescens
Zebrasoma gemmatum
Zebrasoma rostratum
Zebrasoma scopas
Zebrasoma veliferum
Zebrasoma xanturum

Sottofamiglia Nasinae
Genere Naso
Naso annulatus
Naso brachycentron
Naso brevirostris
Naso hexacanthurus
Naso lituratus
Naso thynnoides
Naso unicornis
Naso vlamingi


Sottofamiglia Prionurinae
Genere Prionurus
Prionurus laticlavius
Prionurus microlepidotus
Prionurus maculatus
Prionurus punctatus
Prionurus scalprus
0 Comments

L'alimentazione dei coralli nel reef

28/1/2019

0 Comments

 
Foto
I reef corallini si formano nelle zone di mare estremamente povere di sostanze nutrienti. A volte tali sostanze nutritive costituiscono una tale rarità che queste aree vengono definite come “deserti marittimi”. In effetti, in un reef corallino la maggior parte delle sostanze nutrienti è presente sotto forma di sostanze viventi: mentre sulla terra ferma le piante ottengono le sostanze necessarie dal suolo, gli abitanti del reef per il loro sostentamento devono servirsi del tessuto corporeo e di escrementi. Tutto ciò sembra valere anche per quegli invertebrati che possiedono alghe simbionti. E’ diffuso il concetto secondo il quale i coralli provvisti di simbionti non avrebbero bisogno di procurarsi alcun nutrimento, ma questo non pare corrispondere al vero. Anche i coralli zooxantellati devono catturare nutrimento e valorizzarlo.
Foto
Le Zooxantelle al microscopio
Foto
Le Zoxantelle che i stanno insediando nel tessuto di un corallo in accrescimento
Le limpide acque tropicali indicano la totale assenza di nutrienti ed escludono categoricamente la presenza di plancton. Le acque dei reef corallini sembrerebbero essere un deserto nutritivo. Da qui nascerebbe l’ipotesi che i coralli produrrebbero da soli tutto ciò di cui hanno bisogno, o per lo meno la parte dominante. L’unica via per farlo sarebbe dunque l’autotrofia, in altre parole i coralli non hanno la necessità di alimentarsi perché riceverebbero tutto quello di cui hanno bisogno dalle alghe simbionti.
Dall’inizio fino alla metà degli anni ’70, si studiava più da vicino la fisiologia della simbiosi coralli/alghe. Pionieri di questo lavoro erano Len MUSCATINE e i suoi studenti e collaboratori, e i risultati provarono che i dinoflagellati della maggior parte dei coralli zooxantellati elaborano effettivamente grandi quantità di prodotti della fotosintesi, che successivamente vengono ceduti all’ospite. La fotosintesi crea carboidrati, vale a dire zucchero e suoi derivati. I ricercatori scoprirono che le alghe simbionti erano in grado di soddisfare il fabbisogno giornaliero di carbonio dei coralli. Nessuno degli scienziati però aveva azzardato tale conclusione. Nel frattempo una nuova generazione di scienziati, durante alcune ricerche su campo nei reef corallini, arrivò ad un’altra conclusione. Se le acque dei reef sono così povere di plancton, perché brulicano di pesci planctivori? Nei coralli possono collaborare le zooxantelle, ma i pesci di certo non le contengono. L’errore commesso dagli scienziati, che li portò a dedurre che nei mari tropicali non vi è presenza di plancton, fu quello di usare gli stessi strumenti e gli stessi metodi utilizzati nei mari temperati e non perché fossero adatti, ma solo perché nei mari temperati avevano funzionato.
Foto
Madrepora. Foto T. Mascioli
Il plancton dei mari temperati consiste prevalentemente di piccoli crostacei, larve di pesci, molluschi come pure meduse e ctenofori. Tutti questi, commisurati alla loro piccolezza, sono organismi robusti. Molti di questi sono catturabili trascinando un setaccio attraverso l’acqua. Nei primi anni ’90 si riuscì a comprendere che il plancton tropicale si distingue da quello dei mari temperati. Questo consiste di piccoli organismi gelatinosi come larve di tunicati, minuscole meduse, ma anche esemplari più grandi che sono però strutturati in modo molto complesso e straordinariamente fragili, larve simili alle meduse come pure enormi quantità di materiale batterico. Una gran quantità di questo plancton consiste semplicemente di batteri raggrumati, a volte grandi da diventare visibili ad occhio nudo (“marine snow”). Il plancton tropicale è semplicemente troppo piccolo e troppo delicato per essere raccolto con la metodologia standard diffusa verso la metà degli anni ’50. Una rete per plancton di questo tipo che venga trascinata attraverso l’acqua non raccoglie plancton, ma lo distrugge letteralmente. 

Tornando ai coralli, le zooxantelle apportano ai polipi dei coralli tutti gli zuccheri che possono valorizzare, e una gran parte di questi viene trasportata quasi immediatamente alla superficie del corallo come substrato vischioso. Lo zucchero è energia, vale a dire che le zooxantelle sono fornitrici di energia la quale viene impiegata dal corallo per produrre tutto quello che le alghe simbionti non riescono ad offrire: proteine, fosfati, sostanze minerali e svariati altri composti. Le zooxantelle quindi apportano al corallo l’energia necessaria per strutturare la propria trappola per il plancton: i tentacoli, le nematocisti, le cavità gastrovascolari e gli assetti digestivi. Dai tardi anni ’80 sono stati condotti studi dettagliati su quanto nutrimento viene valorizzato dagli organismi di barriera, e questa quantità è veramente considerevole. Uno degli studi migliori è quello di HAMMER (1998), che stabili che in un’area di un metro quadro di superficie di reef nell’arco di 24 ore, venivano assunti dagli animali oltre due milioni di particelle con un peso complessivo di 750 grammi.

​(Coral Bleaching, 2013 , Tommaso Mascioli)
0 Comments

ACANTHASTREA LORDHOWENSIS (ora MICROMUSSA)

24/1/2019

0 Comments

 
Foto
Foto
Classificazione Sistematica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Ramo Radiata
Phylum Cnidaria
Classe Anthozoa
Sottoclasse Hexacorallia
Ordine Scleractinia.  Bourne, 1900
Famiglie Lobophylliidae
 Genere Micromussa

La Micromussa lordhowensis (ex acanthastrea) è un esacorallo coloniale caratterizzato da innumerevoli varietà cromatiche che la rendono uno dei coralli più amati in aquariofilia. Le colonie hanno una aspetto tabulare e sono costituite da un numero elevato di polipi. 
In aquariofilia la Micromussa viene collocata in un raggruppamento esclusivamente acquariologico che viene definito come LPS (large polyp scleractin).
La M.Lordhowensis ha un territorio di distribuzione molto esteso nell'Indopacifico. La specie è stata descritta presso la costa dell'Africa occidentale e nell'indopacifico centrale compresa l'Australia occidentale e orientale, la Papa Nuova Guinea e il Giappone meridionale. L'Habitat di M.Lordhowensis è la parte del reef con acqua bassa. Il successo di questa specie in acquariofilia è dettato dalle intense colorazioni che spaziano dal verde intenso al rosso del tessuto esterno e dal molto spesso contrastante colore del disco orale. 

Foto
talea di M.Lordhowensis.
Questa specie rientra nell'appendice II della classificazione C.I.T.E.S.. Questa classificazione comprende tutti quegli animali che non sono minacciate direttamente di estinzione, ma il cui commercio deve essere controllato al fine di limitarne l'eccessiva raccolta .
Foto

Acanthastrea Lordhowensis (continuiamo a chiamarla cosi almeno fino a quando la nuova classificazione entrerà definitivamente anche nel mercato acquariofilio) si mostra adatta al mantenimento in acquario di barriera a patto che si osservino parametri di base. A.Lordhowensis fa farte di tutti quei coralli che vengono definiti Zooxantellati, ovvero riescono ad alimentarsi anche grazie alla fotosintesi generata dalle alghe simbionti (Zooxantelle) che sono presenti nel proprio tessuto. Per questo il primo parametro da tenere in considerazione è proprio la luce. Deve essere intensa e con uno spettro luminoso coerente con quello naturale. L'ideale per questi animale è uno spettro con una spiccata dominanza del blu in modo da accentuarne le fluorescenze.  Altro parametro fondamentale è garantire ad Acanthastrea L. un intensa circolazione. E' scontato dire che i valori chimici dell'acqua dell'acquario devono rispettare i parametri ottimali per la gestione di un acquario marino di barriera. Una elevata concentrazione di nutrienti (fosfati e nitrati) con conseguenza esplosione algale andrebbe evitata in quanto questa specie non è in grado di resistere alle alghe filamentose e/o patinose. 

mantenimento in acquario

L'allevamento di A. Lordhowensis è sconsigliabile in acquari marini dove sono presenti specie appartenenti alle famiglie Pomacanthidae e Chaetodontidae in quanto questo corallo rappresenterebbe una meravigliosa e squisita variante alla dieta a base di mangimi secchi e congelati. Acanthastrea L. non sembra rappresentare un'aggressività particolare nei confronti degli altri coralli (come invece lo è A.echinata ) e di colonie della stessa specie. Difatti è usanza comune quella di creare dei "giardini" di Acanthastrea affiancando colonie di diversi colori.
Foto

LPS FOOD

L'alimentazione di Acanthastrea è piuttosto semplice. Come accennato in precedenza A.lordhowensis ricava parte del suo fabbisogno metabolico dalla fotosintesi generata dalle zoxantelle e la parte mancante viene assimilata comunque quando viene somministrato l'alimento in polvere per tutti gli altri coralli. Se si vuole si può alimentare direttamente su ogni polipo. A tal riguardo esistono in commercio alimenti particolare nati proprio per tutti i coralli a polipo grande (LPS) come per esempio LPS FOOD di aquaforest.

disponibilità sul mercato.

Sul mercato sono disponibili numerose varietà che sono determinate dalla qualità cromatica dell'animale, caratteristica questa, che ne determina anche il prezzo.  Queste varietà non hanno alcun valore tassonomico ma hanno esclusivamente l'utilità di attribuire, attraverso le colorazioni più caratteristiche, un valore economico.
Solitamente questa divisione comprende le seguenti categorie:
  • STANDARD
  • GRADO A
  • PREMIUM 
  • RAINBOW

Foto
Acanthastrea Premium
Foto
A. lordhowensis Rainbow
Foto
A.lordhowensis grado A
Foto
A.Lordhowensis Premium
Foto
A.lordhowensis Grado A
di Tommaso Mascioli
0 Comments

    Autori

    Tommaso e Cristina, laureati in Scienze Naturali presso La Sapienza di Roma, compongono lo Staff di Hexacorallia.

    Archivi

    November 2022
    February 2022
    October 2021
    September 2021
    July 2021
    February 2021
    March 2020
    November 2019
    July 2019
    April 2019
    January 2019
    April 2018
    March 2018

    Categorie

    All
    ALLESTIMENTO ACQUARIO MARINO
    AQUAFOREST
    BIOLOGIA
    CORAL ID
    FISH ID
    RECENSIONI
    RITRATTI D'ACQUARIO

    RSS Feed

Foto
NEWSLETTER
Iscriviti alla newsletter
Foto
ACQUISTI ON LINE
Condizioni di vendita
Spese spedizione
reso
Modalità di pagamento


Foto
  AZIENDA
Servizi
Chi siamo
Il Nostro Negozio
Contattaci


Foto
INFO
Hexacorallia
Via Franco Sacchetti, 21/d Roma
00137 - 06 93578142
Whatsapp 3381028689
HEXACORALLIA di Tommaso Mascioli- PARTITA IVA 12389651006 
HEXACORALLIA - Tutti i diritti riservati - All rights reserved

Tutto il materiale contenuto nel sito è di proprietà di Hexacorallia di Tommaso Mascioli  con sede in Roma - Italia, Via Franco Sacchetti 21/d.
Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione scritta di Hexacorallia di Tommaso Mascioli ivi compresi, a titolo meramente esemplificativo, testi, immagini, filmati, piantine, mappe, fotografie e quant'altro. Ne è vietata inoltre la riproduzione, anche parziale, sul World Wide Web attraverso le tecniche di mirroring, framing, posting o tramite qualsiasi altro mezzo senza l'autorizzazione scritta di Hexacorallia di Tommaso Mascioli

All material published inHexacorallia di Tommaso Mascioli websites, based in Roma - Italia, Via Franco Sacchetti 21/d.
No contents of the above, including i.e. text, photographs, videos, maps, plans, drawings, etc. may be reproduced in whole or in part without the written consent of Hexacorallia di Tommaso Mascioli. In addition, no material or contents may be reproduced on the World Wide Web by techniques of mirroring, framing, posting, etc. without the written consent of Hexacorallia di Tommaso Mascioli.
  • CORALLI
    • LPS
    • SPS
    • SOFT CORALS
    • FRAGS
  • PESCI
    • PESCI MARINI
    • PESCI ACQUA DOLCE
  • INVERTEBRATI
    • ANEMONI
    • TRIDACNA
    • DETRIVORI
  • PRODOTTI
    • MEDICINALI
    • SABBIE
    • TRATTAMENTO MARINO
    • TRATTAMENTO ACQUA DOLCE
    • RESINE E CARBONI
    • TEST
    • alimentazione >
      • alimentazione coralli
      • alimentazione pesci
      • CIBO VIVO
    • TALEAZIONE
    • ROCCE
    • SALE
  • TECNICA
    • LAMPADE UV
    • POMPE DI RISALITA
    • FILTRAZIONE
    • RISCALDAMENTO - REFRIGERAZIONE
    • ILLUMINAZIONE
    • POMPE MOVIMENTO
    • OSMOREGOLATORI
    • IMPIANTI OSMOSI
    • DOSOMETRICHE
    • SKIMMER
    • IMPIANTI CO2
    • ACCESSORI
    • POMPE MINI
    • MISURAZIONE - TEST
  • ACQUARI
    • ACQUARI ACQUA DOLCE
    • ACQUARI MARINI
  • Blog
  • MARCHI
    • Tropic marin
    • TMC
    • SEACHEM
    • WATERBOX
    • REEF FACTORY